Recensione: Morte malinconica del Bambino Ostrica (e altre storie)

Titolo ambiguo, me ne rendo conto, ma il protagonista di questo articolo è il re delle stranezze, Sua Maestà Tim Burton!

Non vi parlerò del Tim regista che tutti conosciamo, bensì del Tim poeta!

Dunque dunque, è nel “lontano” 1997 che il nostro amico fa apparire per la prima volta nelle librerie statunitensi un simpatico volumetto dal titolo: Morte malinconica del Bambino Ostrica (The Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories).

Ma di che si tratta?

La lettura ci offre le biografie in rima di strani esseri che Nico Orengo definisce così:

« Sono figure struggenti, disegnate con grafite e parole in neogotico, piccoli E.T. spaesati e fiabeschi che emanano ad ogni parola, ad ogni gesto un alone meraviglioso, di incantesimo, subito frustrato dagli adulti, genitori, medici o “normali” che siano. »

Personalmente ho trovato il libricino adorabile, e lo consiglio caldamente agli amanti del genere! I piccoli protagonisti dalle caratteristiche peculiari lasciano al lettore un senso di inquietudine, che però si fa caleidoscopio di emozioni, dalla tenerezza alla paura.

A chi non vuol rimanere a bocca asciutta lascio qui di seguito qualche rima che ho particolarmente apprezzato!

[…] È bello conoscere una bimba
con tanti occhi sotto i capelli,
ma non quando piange,
perché sui vestiti ti stinge.
da “La bambina con molti occhi”

Non credere che brilli
la vita della Regina Puntaspilli.
Quando siede sul trono
di ogni spillo sente il suono.
“La Regina Puntaspilli” 

 

 

bambino ostrica

Flusso di Pensieri- Elogio alla Noia

Come il buio non esiste senza la luce, la stessa cosa vale per quella cosa che ci stiamo dimenticando di apprezzare, e cioè La Noia. Non esiste creatività e gioia senza la noia
(Ed io non sarei qui a scrivere questo articolo).

Immaginate una vita senza cose noiose o senza la noia stessa. Sarebbe una vita robotica fatta di troppi divertimenti e troppi eccessi. Robotica non nel senso che si farebbero sempre le stesse cose, ma le si farebbero senza provare gusto, tanto per farlo, per evitare appunto la noia; quell’oblio di far nulla, e non parlo di riposare/dormire o ammuffire sul divano, quelle non contano come fare nulla (anche perchè di tanto in tanto un bel riposino bisognerebbe farlo).

Ricordo che quando ero piccolo, la noia per me era una sfida.
“Mamma, non so cosa fare” dicevo, con un certo broncio in faccia. Poi alla fine trovavo sempre qualcosa da fare, ma è stata l’azione del ricercare che forse aiutava di più, e non l’azione del rimpiazzare la noia con qualcosa di utile. Era quell’attimo di pensiero nella ricerca che mi aiutava; probabilmente è stato questo processo a rendermi creativo, non saprei.

Noto, sia per esperienza personale che per osservazione di altri, che c’è questa ansia oggi anche nei bambini, l’ansia e la paranoia della noia, la paura nell’affrontarla, come fosse un mostro da cui scappare, quando invece dovremmo aspettarla a braccia aperte e farci travolgere da essa, sentirci veramente annoiati e apprezzarne lo stato per quell’attimo di tempo.

-Noia della Ripetitività-
La cosa ancora più noiosa nei nostri tempi è fare sempre le stesse cose, ogni giorno, per un anno o più, e ancora peggio, conoscere qualcuno che faccia sempre le stesse cose, o uscire con qualcuno che vuole andare sempre negli stessi posti.
C’è questa paura strana che non riesco a spiegarmi che alloggia in certe persone per la ripetitività e la monotonia, da evitare come la peste (sottoscritto incluso)!
Siamo creature che vanno a caccia di svaghi, di cose diverse, non ci piace stare ferme e a sognare ad occhi aperti, a pensare, a meditare. Vogliamo fare cose diverse ogni sera, ogni giorno, perché è noioso fare sempre le stesse cose.

Al contrario, invece, credo sia sano di tanto in tanto ripetere sempre le stesse cose, leggere due o più volte lo stesso libro, andare sempre allo stesso cinema con qualcuno con cui ci piace uscire, rivedere più volte un film o la nostra serie TV preferita.
C’è una poetica in questo, oltre al fatto che ripetendo vediamo qualcosa che la prima volta non abbiamo visto (questo spesso accade con un film o con un libro). Ma anche soltanto festeggiare il proprio anniversario di matrimonio (o di fidanzamento) con la vostra anima gemella e andare nello stesso posto del vostro primo incontro e farlo ogni anno, o riproporlo di tanto in tanto, può essere un modo per rivalutare quei momenti sia negativamente che positivamente, un modo per migliorare voi stessi ed il rapporto (sempre se la vostra dolce metà non vi lascia appena si rende conto che siete troppo “noiosi e monotoni” per rimanere assieme; non era per voi evidentemente).

La ripetizione fa solo bene

Immaginate di nuovo una vita dove non ripetete mai la stessa cosa più di una volta.
Come fate a sapere se sbagliate? Non lo saprete perché non potete rifare la stessa cosa più di una volta. Vivrete nella menzogna per anni e anni fino alla vostra morte!
Non imparerete mai una poesia, la vostra canzone preferita, non potrete mai più mangiare lo stesso gelato che vi è piaciuto quella volta, perché ormai l’avete già mangiato.
Infatti per anni ho mangiato solo gli stessi gusti di gelato: cioccolato o al bacio. Raramente ho cambiato. Poco fa mangiavo solo bacio e cocco, che sono sicuramente i miei due gusti preferiti. Ma sono arrivato un giorno che ho pensato sarebbe stato interessante provare qualche nuovo gusto, così ho cominciato a chiedere cosa ci fosse negli altri gelati che mi ispiravano (ovviamente sempre con cioccolata, oppure qualcosa che già so che mi piace, perché non sopporto i gelati alla frutta).
Ora la mia lista di gusti preferiti è aumentata, ma comunque non mi importa tanto, perché non vado matto per i gelati.
Ma comunque sia, come avrei fatto a sapere i miei gusti preferiti senza ripetere la stessa cosa? Come possiamo dire che “Il giovane Holden” è il nostro libro preferito senza averlo letto più di una volta o che un tale film sia il nostro preferito.

La ripetitività è una costante nelle religioni.
Pensiamo ad esempio i mantra dei monaci buddisti, al rosario dei cattolici, al stendersi ripetitivamente a terra dei musulmani e al recitare più volte la Torah degli ebrei. Sono tutte azioni che servono per memorizzare le preghiere e mai scordarsele (un po’ come le tabelline, vi ricordate? Io no, ed infatti non le so).
Una cosa manca nella nostra società moderna, che è appunto la ripetitività a lungo termine: andiamo a scuola una volta sola nella vita, e solo una volta sola abbiamo la possibilità di imparare veramente e questo concetto è impresso nella mente delle persone. Una volta sola possiamo frequentare una classe e se la ripetiamo siamo stati bocciati (e nella nostra società è vista come una cosa negativa, ma chi lo ha detto?).
E come facciamo ad imparare? Come facciamo a sapere se quello che facciamo nella nostra vita ci piace veramente e che veramente ci piace la nostra vita se solo poche volte facciamo la stessa cosa?

Drogati di Dopamina
Stavo guardando poco tempo fa un breve video [https://www.youtube.com/watch?v=Q4GHVUCcW4A] sulla nostra “fame” per la dopamina, sostanza che viene prodotta dal nostro cervello quando proviamo piacere per qualcosa (cibo, specialmente quelli con alto contenuto di grassi o zuccheri, sesso, sostanze stupefacenti, ma anche la musica). Oltre a spiegare la funzione di questa sostanza dentro di noi e la nostra dipendenza da ciò che la produce, spiega anche come funziona l’effetto del “forse”; i social media, senza fare nomi perchè molti funzionano così, hanno quell’effetto lì, e cioè, ci danno soddisfazione nel nostro bisogno di dopamina con la novità, con l’effetto sorpresa, e quando con il dito sul nostro cellulare o sul mouse del nostro computer scorriamo e scorriamo, il nostro cervello produce dopamina perché proviamo piacere nella sorpresa, nella novità (che prima o poi arriverà…).
Questa cosa mi ha fatto riflettere: possibile che il nostro bisogno di novità sia dovuto al fatto che siamo ormai dipendenti dalla dopamina e che cerchiamo piacere facendo così?
Senza alcun dubbio la sorpresa (positiva oserei dire) ci può portare piacere (quella negativa solo in alcuni casi, come ad esempio, la dipendenza dalle brutte notizie altrui, le tragedie nelle notizie).
Appunto come dicevo prima, oggi come oggi siamo creature che sono sempre a caccia di qualcosa per soddisfare evidentemente questo bisogno di dopamina.  [https://it.wikipedia.org/wiki/Dopamina]
Quindi la noia è da evitare per noi drogati di dopamina. La ripetitività delle cose non ci soddisfa e ci deprime, perchè ne diminuisce i livelli.
Almeno che non proviamo piacere nella noia e nella ripetitività.
Che io forse, umile pensatore di campagna , abbia trovato la soluzione per essere meno depressi? Non confermo niente, anche perchè ci vorrebbe un metodo scientifico a tutto ciò.
D’altronde si è scoperto da poco che per evitare di cadere in depressione, camminare all’aperto in campagna o nei boschi fa benissimo. Ma questo è un altro articolo.

-Che due…-

Chi di voi si ricorda i giorni delle vacanze estive? Quei giorni in cui ci si svegliava la mattina e si cercava qualcosa da fare?
Ci si buttava a letto a guardare il soffitto per un po’, a pensare come passare il tempo, almeno che non eravate fortunati ad andare in piscina tutti i giorni o eravate già al mare. Ricordo benissimo come fosse ieri quei momenti di noia creativa, quando appena sveglio già pensavo a cosa potevo fare nell’arco della giornata. La noia mi ha portato in tantissime avventure, e forse per quello che ho un ricordo positivo a proposito.
Quando nella noia mi veniva in mente di costruire una fortezza di cuscini e coperte, o di tirare fuori tutti i pennarelli o i pastelli e metterli in ordine cromatico dal più chiaro al più scuro e provarli tutti. Forse dalla noia è nata la mia passione per la creatività e di conseguenza la passione per l’arte, siccome adoravo (e adoro ancora adesso) sfogliare libri di arte e libri sugli animali (specialmente dinosauri e squali). Forse la noia deve essere rivalutata come partenza per imparare cose nuove?
Ah, per non parlare della noia che saliva quando cominciava a piovere, che sia stato in estate o in inverno. Che depressione (a pensare che ora da “adulto” preferisco la pioggia a tutto il resto. Chiamatemi noioso).

Che la noia sia correlata al pensare e che dunque oggi come oggi non siamo in grado di pensare perchè siamo sempre in costante ricerca di qualcosa
che non ci faccia pensare? (che giri di parole).
Ho paura che purtroppo sia così, per quanto non mi piace essere pessimista.
La realtà dei fatti è che adesso siamo bombardati da cose a caso, ogni secondo, ogni istante della nostra vita. Troppe informazioni a cui stare attenti.
Siamo distratti e la noia è difficile trovarla come una volta.
Ormai le pubblicità penetrano nei nostri sogni mentre dormiamo, le voci dei nostri amici pure che ci domandano “cosa fai questa estate?” e le chat appena chiudiamo gli occhi ci domandano “chi c’è stasera per fare festa?”. Sempre in costante ricerca di svago, sempre agire agire agire… eccetera (ormai sta diventando uno sfogo ma evito).

Spero che vi abbia annoiato abbastanza e che dunque approfittiate di questo momento per riflettere meglio!

Link esterni:

 

 

 

Primo articolo del blog: che scrivere?

 

 

 

 

Finalmente, dopo un po’ di tempo, mi sono deciso a tentare la strada del blog.
E’ partito tutto dal tipico post che solitamente pubblico su Facebook, dilettandomi a scrivere le mie riflessioni su argomenti che spaziano dal pensiero puro fino a cose di attualità che a volte (o anzi, spesso) finiscono con una sottile linea di umorismo. E per questo dovrei ringraziare un mio caro amico che mi ha consigliato di cominciare con il blog per condividere con tutti le mie idee.
La mia vita è alquanto semplice: faccio il Servizio Civile Volontario Nazionale nella biblioteca comunale dove abito, e ho passato questi ultimi mesi, da quando ho iniziato, a leggere libri che non avrei mai immaginato di leggere e a ritrovarmi a riflettere come al mio solito su cose sciocche o anche su cose molto serie.
Ma torniamo a noi. Vorrei scrivere questo primo articolo e dedicarlo a tutti voi che state leggendo, che siate su Facebook o meno, sperando che in un modo o nell’altro riesca a divertirvi, a ispirarvi e a farvi riflettere sul mondo che ci circonda e sul mondo che c’è dentro di noi.intreccio
Ci sono tante cose su cui vorrei cominciare a scrivere, ma per ora avanzo con i piedi di piombo, con l’aiuto di altre persone che conosco che ringrazio caldamente.
Ognuno di noi ha la voglia di condividere qualcosa, che vada da una riflessione fino ad una conoscenza personale, oppure semplicemente vuole raccontarvi cosa ha imparato da un libro appena terminato di leggere o farvi una recensione di un film vecchio o nuovo che sia o di un album!
Insomma. E’ un blog vero e proprio, un po’ troppo libero, ma intelligente ed umoristico allo stesso tempo, perchè la mia intenzione non è solo quella di portare la conoscenza a voi tutti, ma anche quella di svagare in modo simpatico, anche perchè una delle mie grandi passioni è quella per gli animali (in particolare i cani) ma anche le vignette umoristiche, che siano satiriche o che comunque facciano riflettere (sì, anche Charlie Brown e Snoopy), quindi vorrei poter condividere con voi qualche immagine simpatica!

Insomma, il mio primo articolo è un invito ufficiale verso uno strano mondo fatto di sottigliezze umoristiche che lasciano pensare, o addirittura anche il contrario, pensieri seri che lasciano un sorriso sul volto.
Ecco a voi il biglietto per salire sul nostro treno! Accomodatevi che stiamo per partire!

 

Flusso di Pensieri: Essere Naif, benefici e torture

Da molto tempo ormai ho un pensiero fisso nella mia testa, che non so ancora spiegare da dove sia venuto. Molto probabilmente dai libri di storia dell’arte, quando anni fa, alle superiori, sfogliavo con curiosità le pagine che ancora dovevamo studiare e mi imbattei in questa curiosa arte chiamata “Arte Naif”.
Se voi doveste andare a cercare su internet che cos’è l’ Arte Naif, trovereste gli esponenti più conosciuti e che ormai sono nei libri di Arte da un bel po’ di tempo come Henri Rousseau, l’italiano Antonio Ligabue, William R. Moses e Nikifor e lì appiccicato trovereste la definizione che dà Wikipedia al riguardo. Cito testualmente:

Per arte naïf (dal francese naïf, ossia “ingenuo”) si intende un certo tipo di produzione artistica priva di legami con la realtà culturale e accademica della società in cui è prodotta.” [https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_na%C3%AFf]

In qualsiasi modo vogliate scriverlo, naif significa ingenuo.

Ma cosa vuol dire? Vuol dire che, come dice la definizione appunto, gli artisti naif hanno un approccio artistico “indipendente”, se vogliamo usare un’altra parola più semplice per abbreviare, e se fossero dei nostri contemporanei sarebbero degli artisti indie.
Sia dal punto di vista culturale che tecnico, non si accostano a nulla presente nella loro cultura. Infatti, se date un’altra occhiata ai suggerimenti che vi da il vostro browser, troverete relativi anche il Primitivismo (e qui per approfondire non sto a dilungarmi altrove, vi invito a leggere la definizione se non sapete esattamente cos’è e studiate bene perché prossimamente scriverò un articolo a riguardo).

Un fatto curioso, però, è che a me personalmente dal punto di vista artistico ed estetico non interessano più di tanto questi artisti, non sono tra i miei preferiti, ma provo una grande ammirazione  verso il loro atteggiamento, tant’è che mi sono posto spesso un quesito:
“Ma esiste un modo di pensare naif? Esiste la filosofia naif?”
In tutta sincerità, le mie ricerche non mi hanno dato risultati, e spesso la questione è ambigua o addirittura più astratta di quel che sembra.
Non esiste molto, se non nulla al riguardo e man mano che sono andato avanti ho trovato solo scatole cinesi, una dietro l’altra! (e ho paura che non finirà mai, e mi ritroverò in un vortice dal quale non riuscirò ad uscire).

Ma cercate di seguirmi e di avere pietà di me mentre tento di dare una spiegazione.

-In Letteratura-

L’Ingenuo di Voltaire, per esempio, pur avendo un titolo riferito all’ingenuità,  non è un bell’esempio perché, sebbene ha come protagonista un indigeno del Nord America e sebbene in passato l’arte degli indigeni, chiamata Primitiva, veniva considerata ingenua, non corrotta dalla cultura e dall’atteggiamento occidentale, non ha nulla a che vedere con la linea di pensiero naif. Purtroppo ancora non ho avuto la possibilità di poterlo leggere, come molti altri libri che citerò più avanti (Il personaggio era un Urone per l’ esattezza, Huron in inglese, da dove viene il nome del lago Huron, in Ontario, riferimento alla Prima Nazione di nativi Huron appunto, e qui dovrei aprire una argomentazione antropologica troppo lunga e complessa di cui tratterò più avanti riguardo all’arte chiamata primitiva, nuovamente).

Altre ricerche mi hanno portato ad altri risultati quasi vicini a ciò che ho in mente.
L’idiota di un certo Fëdor Dostoevskij  già si avvicina leggermente al mio ragionamento (da quello che ho letto dalla trama e da alcune recensioni):
il protagonista è un principe, il principe Myskin, che viene descritto come un uomo puro, quasi sovrannaturale, sincero, che compie azioni benevole verso il prossimo, che non viene corrotto dalla società cinica e superficiale in cui vive.
Il problema è che man mano che i personaggi della storia lo descrivono, questo principe diventa qualcosa di stranamente irreale, trasformando questa sua bontà e questa sua purezza in qualcosa di idiota, appunto. E’ possibile che in una società così corrotta e cattiva un uomo così buono possa esistere?
E’ proprio questo il mio punto. E’ possibile che la purezza, l’essere ingenui, naif, non risulti assurdo e quantomeno negativo in realtà nei confronti di chi non lo è, semplicemente perché fuori dalla portata della comprensione attuale? O forse non esiste nemmeno la purezza in una persona? (Ironicamente, come sono ingenuo a credere che esistano persone pure di cuore…)

-Aspetti Negativi-

Spesso l’ingenuità viene associata alla stupidità, all’essere ancora bambini ignari della realtà che ci circonda,  essere ingenui può significare essere ancora immaturi e non accettare il fatto che “il mondo è un luogo terribile” pieno di corruzioni, violenze ed esseri “umani” crudeli.
Allora prendiamo pari pari la parola Ingenuo dal dizionario:
ingènuo agg. e s. m. (f. –a) [dal lat. ingenuus, comp. di in1 e tema gen– di gignĕre, genus, generare, ecc.; propr. «indigeno, nativo; nato libero», poi «onesto, schietto, semplice»]. – 1. a. Di persona che, per semplicità d’animo e soprattutto per inesperienza degli uomini e del mondo, conserva l’innocenza e il candore nativi ed è aliena perciò dal pensare il male e dal supporlo in altri. La parola assume toni e sfumature diverse a seconda che si riferisca a persona molto giovane: una bambina i., un ragazzo i., candidi, innocenti, per caratteristica propria dell’età; o a persona più adulta: un giovane i., una donna i., privi di malizia, puri di sentimenti, di pensieri e di vita; sei troppo i. per capire certe cose. Con sfumatura negativa, privo di furbizia, di accortezza nel parlare e nell’agire, incline a lasciarsi ingannare e raggirare (con questo sign. è spesso sinon. di semplicione, sciocco): è così i. che chiunque può imbrogliarlo come vuole; fu tanto i. da credergli sulla parola.
E via discorrendo…. [http://www.treccani.it/vocabolario/ingenuo/].

Se siete ingenui, o avete un certo modo di vedere il mondo, come il sottoscritto, sarete stati spesso accusati di essere stupidi o semplicemente immaturi.

-Ingenuità e Natura-
Vi starete chiedendo “Eh, ma allora a cosa ti vuoi riferire quando parli di Pensiero Naif?
Certamente non mi voglio riferire al fatto che dobbiamo essere tutti stupidi da non vedere che attorno a noi ci sono persone che se ne approfittano, che sono maliziose, con cattive intenzioni. Anzi, dobbiamo essere al corrente che al mondo ci sono certe persone ma dobbiamo appunto per questo essere naif; vedere la bellezza nelle piccole cose, meravigliarci sempre di qualcosa, che sia il colore di un fiore, che siano le formiche che si schierano in fila uscendo dalla loro tana per andare a prendere il cibo, quel brusio che fanno le api dentro agli alberi in fiore, la pioggia, le nuvole che creano forme bizzarre e che poi si tingono di rosa e arancione al tramonto e all’alba.
Essere naif, dal mio punto di vista, vuol dire entrare in contatto con il naturale scorrere delle cose, per non perdere il senno e non farsi affogare dalla negatività che ci circonda. E’ molto simile ad un ragionamento che ho incontrato ad un paio di lezioni quando andavo all’università.

Laozi , meglio noto come Lao Tzu, è questa figura enigmatica, fra mito e realtà, che secondo la leggenda è stato il presunto autore del Tao Te Ching, caposaldo del taoismo . Ho scoperto con mia grande sorpresa che spesso veniva chiamato il Vecchio Bambino: saggio come un anziano ma candido come un bambino.

Evitando i ragionamenti sulla religione e sul misticismo, la filosofia del naturale scorrere delle cose, il Tao, consiste semplicemente non nel non agire ozioso, ma nel riconoscere che l’uomo non è la misura e la sorgente di tutte le cose, ma piuttosto lo è il Tao, la via. Vive bene solo colui che è consapevole di ciò e che si trova in armonia con la natura delle cose. Questo principio lo si ritroverà più avanti nel pensiero Buddhista, e stesso ragionamento pare simile a quello degli Stoici.

-Il Ragionamento Stoico-

“Nell’ideale stoico è il dominio sulle passioni o apatìa che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza. Riuscire è un compito individuale, e scaturisce dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e dei condizionamenti che la società in cui vive gli ha impresso. Lo stoico tuttavia non disprezza la compagnia degli altri uomini e l’aiuto ai più bisognosi è una pratica raccomandata” [https://it.wikipedia.org/wiki/Stoicismo]

Dette in parole pratiche, lo Stoico sa che certe cose non sono sotto il suo controllo, dalla persona che salta la fila al supermercato al computer che fa capricci, per esempio.
Sa che è il naturale scorrere delle cose e che quindi non ci può fare molto (eccetto per il computer che non funziona bene, lì forse è il caso di chiamare un informatico), e quindi non deve provare sentimenti di tipo negativo: l’ansia, la paranoia e lo stress della nostra società e il criticare troppo (perché criticare un po’ fa bene, ma nel modo giusto), giudicare una persona per il fatto che sia sovrappeso, o che sia sottopeso, o troppo bassa, o semplicemente anche ingenua, non è compito nostro e tanto meno non è affare nostro.
I nostri compiti sono altri.
E tanto meno, se veramente vogliamo essere fedeli al naturale scorrere delle cose, noi individuo agente nella società non siamo al centro dell’attenzione dell’altro e quindi non siamo soggetti a doverci preoccupare di cosa pensa l’altro individuo sul nostro conto.
Appunto, l’individuo non è la misura o l’agente di tutte le cose.

-La purezza, la spontaneità e le azioni benevoli-

Io faccio sempre l’esempio della stanza con una finestra sola, quando devo parlare del male che c’è nella società o anche della situazione ambientale: viviamo in una stanza con tante persone, nessuna di loro e nemmeno noi ci siamo lavati i piedi, quindi puzzano. Comincia uno a togliersi le scarpe, comincia l’altro e via discorrendo. La cosa più ragionevole da fare è non togliersi le scarpe ma aprire la finestra (c’è anche la versione con le persone che emettono peti, ma ho voluto essere più fine, ed il ragionamento è lo stesso).
Quindi, se attorno a noi c’è tutto questo male, perchè aggiungerne altro?
Compiere una azione buona, pura, avere una visione candida del mondo che ci circonda, rimanere spontanei, essere sé stessi e sapere che la realtà è neutra è un passo verso influenzare altre persone nel compiere azioni benevoli e ragionare su quello che fanno, per quanto la nostra umanità ci permetta di farlo e per quanto attorno a noi la società non è poi tanto candida.
Compiere anche solo una azione benevola nel nostro piccolo aiuta gli altri ma aiuta anche noi stessi, non possiamo permetterci di agire sempre con sospetto verso gli altri solo perché attorno a noi sono tutti così maliziosi e malintenzionati (non faccio esempi sulla criminalità perché il discorso diventa intricato e non è applicabile su quel campo).

-Concludendo-

Quindi essere Naif per me vuol dire semplicemente:

  1.  Rimanere in contatto con la natura e meravigliarsi di essa.
  2. Essere sinceri a sé stessi ed essere sé stessi
  3. Non essere sospettosi di ogni minimo comportamento umano
  4. Accettare il fatto che la natura è neutra e che non è l’uomo ad essere la sua misura della realtà tanto meno l’individuo

Che sia la saggezza dei bambini o l’essere semplicemente onesti, puri di spirito o benevoli, essere naif può essere qualcosa sia avventuroso che penoso, sta a noi scegliere la strada giusta da percorrere.

So che il discorso potrebbe sembrare poco chiaro, ma un giorno ci ritornerò sopra e scriverò la seconda parte ma è il primo tassello verso questo luogo misterioso che dobbiamo ancora scoprire del tutto o forse sono troppo ingenuo nel credere che un ragionamento del genere possa esistere e che possa fare la differenza, chi sa!

Finito tutto ciò, vi lascio con una frase di uno scrittore conosciuto per lo più per aver scritto libri per bambini:

Una persona con pensieri gentili non potrà mai essere brutta. Potrà avere il naso bitorzoluto e la bocca storta e i denti in fuori, ma, se ha pensieri gentili, questi le illumineranno il viso come raggi di sole, e apparirà sempre bella.
Gli Sporcelli, Roald Dahl

A person who has good thoughts cannot ever be ugly. You can have a wonky nose and a crooked mouth and a double chin and stick-out teeth, but if you have good thoughts they will shine out of your face like sunbeams and you will always look lovely.

Link, Libri e film consigliati:

 

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