Recensione: Morte malinconica del Bambino Ostrica (e altre storie)

Titolo ambiguo, me ne rendo conto, ma il protagonista di questo articolo è il re delle stranezze, Sua Maestà Tim Burton!

Non vi parlerò del Tim regista che tutti conosciamo, bensì del Tim poeta!

Dunque dunque, è nel “lontano” 1997 che il nostro amico fa apparire per la prima volta nelle librerie statunitensi un simpatico volumetto dal titolo: Morte malinconica del Bambino Ostrica (The Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories).

Ma di che si tratta?

La lettura ci offre le biografie in rima di strani esseri che Nico Orengo definisce così:

« Sono figure struggenti, disegnate con grafite e parole in neogotico, piccoli E.T. spaesati e fiabeschi che emanano ad ogni parola, ad ogni gesto un alone meraviglioso, di incantesimo, subito frustrato dagli adulti, genitori, medici o “normali” che siano. »

Personalmente ho trovato il libricino adorabile, e lo consiglio caldamente agli amanti del genere! I piccoli protagonisti dalle caratteristiche peculiari lasciano al lettore un senso di inquietudine, che però si fa caleidoscopio di emozioni, dalla tenerezza alla paura.

A chi non vuol rimanere a bocca asciutta lascio qui di seguito qualche rima che ho particolarmente apprezzato!

[…] È bello conoscere una bimba
con tanti occhi sotto i capelli,
ma non quando piange,
perché sui vestiti ti stinge.
da “La bambina con molti occhi”

Non credere che brilli
la vita della Regina Puntaspilli.
Quando siede sul trono
di ogni spillo sente il suono.
“La Regina Puntaspilli” 

 

 

bambino ostrica

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